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Macanudo

Macanudo

SIGARI CARAIBICI MACANUDO

I SIGARI DOMINICANI RICCHI DI STORIA

Il marchio Macanudo nasce nel 1868 a Cuba come linea pregiata del marchio Punch, prodotta espressamente per il dittatore dell’isola Gerardo Machado.
Essendo Macanudo riservato al primo cittadino dell’isola, presumibilmente esigente oltre che temibile, possiamo ritenere che sin dalle origini cubane per la sua costruzione siano stati impiegati i migliori tabacchi e i più abili rollatori. Non a caso Macanudo nello spagnolo colloquiale significa “il Massimo”. Punch-Macanudo, dopo la caduta di Machado, diventa un marchio commerciale e, per la sua alta qualità, un best-seller in vari paesi, primo fra tutti la Gran Bretagna.
E’ appunto per conservare questo mercato, chiuso durante il periodo bellico ai prodotti cubani perché quotati in dollari, che la Tabacalera Punch trasferisce la produzione dei Punch-Macanudo in Jamaica, colonia britannica abilitata ad esportare legalmente. Ed è in questo periodo che Macanudo acquisisce la sua completa identità, abbandonando il nome Punch. Nel 1960, i rivoluzionari castristi requisiscono tutti i nuclei produttivi cubani, spogliando i proprietari delle varie fabbriche e hacendas. Macanudo è uno dei pochi marchi di origine cubana a salvarsi da questo massacro, proprio perché la produzione era ubicata nella fabbrica di Temple Hall in Jamaica.
Dopo varie vicissitudini, nel 1968 (curiosamente a 100 anni secchi dalla sua nascita) la General Cigar, ossia la famiglia Cullman, acquista il marchio Macanudo e l’unità produttiva di Temple Hall.
Dopo tre anni, necessari per affinare il nuovo blend che è ancora oggi identificativo della linea Cafe, nel 1971 Macanudo è lanciato negli Stati Uniti.
Il successo è così travolgente che in soli 12 anni diventa il premium più venduto negli USA, posizione che non ha più lasciato da allora. Quando un prodotto è vincente, ci si domanda quale sia la ricetta del suo successo. Per Macanudo la risposta è la fusione di due geni del settore, Edgard Cullman Sr. e Ramon Cifuentes.
Questo gentiluomo, passato a miglior vita novantenne, era l’ultimo cigar-master della produzione cubana pre-Castrista. Il proprietario ed artefice della fabbrica Partagas.
Espropriato di tutto, fu richiesto da Castro di dirigere l’intera produzione di sigari nella futura gloriosa repubblica comunista, ma Ramon naturalmente rifiutò, portando nel suo esilio solo la propria conoscenza.
Questo bagaglio di vasta esperienza fu riversato appunto nella General Cigar, e contribuì in modo decisivo alla creazione del sigaro Macanudo.
Negli anni recenti, per la crescente domanda, alla produzione jamaicana viene affiancata nel 1983 una linea produttiva in Repubblica Dominicana, che dal 2000 diventa l’unico centro di produzione dei Macanudo.
Oggi la responsabilità della produzione e soprattutto della coltivazione è affidata a Daniel Nunez.
Se Ramon Cifuentes è stato importante nello sviluppo della coltivazione e del bled di Macanudo, è basilare che tale prodotto sia stato sviluppato nella General Cigar, cioè nell’ambito della famiglia Cullman. E’ una famiglia molto importante e stimata nell’industria del tabacco, un vero colosso nella coltivazione della foglia. Si deve infatti a Joseph Cullman, padre di Edgard Sr., il merito di aver dato inizio nel 1906 alla coltivazione di sementi Havana nelle valli del fiume Connecticut, dando così origine al famoso Connecticut shade wrapper, la foglia da fascia più ricercata e costosa del mondo.
La combinazione climatica e di humus è risultata ideale per la coltivazione di questa semente, che in Connecticut riesce a crescere, generalmente riparata da tende, con foglie più grandi e setose che altrove. Gran parte della delicatezza, oltreché dell’eleganza, dei sigari Macanudo è attribuibile all’eccellente qualità di questa foglia da wrapper. Inoltre, poiché la General Cigar è il solo fabbricante che coltiva, concia e stagiona questo wrapper in completa autonomia, ciò è garanzia che solo la migliore selezione di Connecticut Shade sia utilizzata per i sigari Macanudo.
Determinante particolarità dei sigari Macanudo è la doppia fermentazione cui viene sottoposto il Connecticut Shade wrapper. Dopo il raccolto e il curing in Connecticut, il periodo in cui le foglie perdono la clorofilla e mutano il loro colore da verde in marrone o beige, il tabacco viene inviato in Repubblica Dominicana per la prima fermentazione.
I mazzi, scelti per colore, qualità e misura vengono accatastati accuratamente e lasciati sei settimane a fermentare. In questo periodo le cataste sono continuamente rivoltate e la temperatura rigorosamente controllata. Per lo Shade wrapper non supera 114° Fahrenheit (45,5 Celsius), mentre per il Broadleaf (usato sui Maduro) può arrivare anche a 150° (65,5) . Poiché al centro della catasta la temperatura raggiunge valori più elevati, per ottenere lo stesso grado di fermentazione il centro viene portato svariate volte all’esterno e viceversa. Durante questo periodo il tabacco espelle le tossine; ossia il catrame, la nicotina e l’ammoniaca.
I mazzi, riscelti per colore, qualità e misura sono pronti per il “mulling” o “mild fermentation” che dura altre sei settimane e non eccede i 105° fahrenheit (40°).
Durante questo periodo il tabacco verrà settimanalmente arieggiato per ridare ossigeno alla foglia e mantenere bassa la temperatura. Quindi i mazzi sono riposti accuratamente in casse di legno, pressati, e lasciati riposare per alcuni mesi prima di essere rispediti in Connecticut per quello che viene chiamato il “winter sweet” (invecchiamento invernale).
Quando le casse ritornano a Santiago, i mazzi vengono nuovamente aperti, umidificati e nuovamente posti in cataste. E’ qui si materializza la peculiarità del processo Macanudo della doppia fermentazione. I mazzi, fermentati l’anno precedente e oramai invecchiati, quindi “domati”, non avrebbero di per se la capacità di raggiungere temperature tali da ottenere una nuova fermentazione. Vengono allora accatastati a strati intervallati con quelli provenienti dal raccolto dell’anno corrente, ancora carichi di forza, catrame, nicotina e ammoniaca, e da questi traggono il calore necessario per una seconda fermentazione.
Ogni catasta ha quindi uno strato di foglie raccolte nell’anno corrente alternato con uno strato di foglie, già fermentate e maturate, dell’anno precedente. Questo metodo di unire e quindi far amalgamare durante la fermentazione foglie provenienti da raccolti di anni diversi, unico nell’industria del tabacco, oltre agli innegabili vantaggi in termini di sapore e delicatezza (la nicotina e l’ammoniaca vengono espulse due volte e quindi più compiutamente), consente a Macanudo di garantire continuità e uniformità di prodotto. Fermentati assieme, i raccolti di due anni avranno caratteristiche praticamente uguali. Una volta ottenuta la fermentazione, le foglie dell’anno corrente inizieranno l’iter come fino a qui descritto, mentre quelle del raccolto dell’anno precedente, dopo altre selezioni di colore, qualità e misura, saranno finalmente destinate alla produzione.
Sono passati quindi quasi due anni da quando la migliore foglia del mondo, maneggiata decine di volte, è finalmente pronta per essere applicata al miglior sigaro del mondo. Tutto questo “spreco” di tempo e denaro, non è frutto di autolesionismo ma serve a garantire all’acquirente la bellezza, la delicata fragranza e la ricchezza di aromi che egli si aspetta da Macanudo; in altre parole la “consistency”, ossia la continuità dello standard qualitativo del prodotto negli anni.
Questo è un passaggio fondamentale che spesso viene trascurato e cui la General Cigar dedica un’attenzione enorme. Che alla General Cigar ci siano centinaia di persone che lavorano non significa che vengano meno passione, rigore e abilità, in ogni delicata fase di produzione, come la formazione del “bunch”, l’apposizione del wrapper e del cap, la scelta per sfumatura di colore (26 tonalità) , come i molteplici controlli di qualità.
Tutto questo lavoro per offrire alla clientela risultati di prim’ordine:
le linee Macanudo Cafe, Robust, Vintage.
Il marchio Macanudo ha conseguito il Cigar Trophy 2005 della rivista The European Cigar Cult Journal.

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